Il terremoto che sta colpendo l'Emilia ha toccato in modo profondo anche gli animali che da giorni stanno vivendo uno stress molto forte. Dal mio centro a Galliera - che si trova a 2 chilometri da Sant'Agostino - ho potuto constatare quali effetti devastanti lo stillicidio di scosse (più di 500 in appena una settimana) alcune di alta entità (tra i 4 e i 6 della scala richter) possa aver prodotto negli animali. Parlando con molte persone e valutando io stesso cosa ho potuto rilevare la sera precedente il terremoto del 20 maggio forti sono i riscontri di comportamenti anomali messi in atto dai cani e dai gatti. Si passa da espressioni di inquietudine come l'ansimare, il girovagare per casa, l'abbaiare ripetuto e - aspetto sottolineato da molti proprietari - il rifiuto del cane ad andare nei luoghi ove solitamente riposavano. Chi dormiva col cane o col gatto descrive che il proprio pet si rifiutava di entrare in camera e rimaneva immobile vicino alle porte. Altro aspetto degno di nota, annotato da molte persone residenti nei luoghi ove il terremoto ha fatto salire fango, sabbia, acqua o ha causato sprofondamenti del terreno, il fatto che i cani non la smettevano più di annusare l'aria, come se avvertissero un odore inconsueto. Durante la scossa molte persone hanno riferito che i cani guardavano ripetutamente verso l'alto ansimando. Strano maggio questo in Emilia: i fischi festosi dei rondoni sono quasi assenti e anche gli altri uccelli hanno diradato i loro canti. Intere generazioni di uccelli in nidificazione in questo periodo, pensiamo alle rondini, rischiano di andare perdute. Dall'inizio del sisma i cani e i gatti sono sprofondati in uno stato che ricorda quello depressivo. I proprietari sostengono che non abbaiono quasi più, sono caduti in una sorta di sonnolenza catatonica, mangiano di meno, non si muovono dalle brandine. L'inquietudine che ha preceduto la grande scossa ha lasciato il posto a una sorta di rassegnazione apatica che lascia intravvedere lo shock traumatico che stanno subendo. I gatti tendono a rifugiarsi sotto i mobili e sotto i letti e a non lasciarli nemmeno per mangiare; è ovvio che il trauma ha fatto produrre loro feromoni di allarme che si rinnovano continuamente mettendoli in un perpetuo stato di allerta. Pochi si rendono conto che le famiglie sfollate dalle loro case condividevano l'abitazione con i loro pet, che ora si trovano a vivere le medesime situazioni di disagio. Le persone anziane che hanno un cane o un gatto come unica base sicura vivono questa situazione con estrema apprensione, anche perché spesso non possono portare gli animali con loro. Il terremoto ha pertanto compromesso una rete di relazioni che fatica a ritrovare una sua coesione e che richiede un supporto non solo in termini economici e psicologici ma anche sotto il profilo zooantropologico. I bambini e gli anziani sono quelli che maggiormente risentono di questa situazione perché sono proprio loro che più confidano nel supporto affettivo dei pet e che in una condizione come questa più di ogni altro avrebbero bisogno di sentire vicini i propri amici a quattro zampe. Bambini e anziani sono forse quelli che meno manifestano il disagio del terremoto ma che in realtà, proprio come gli animali, più ne risentono proprio a ragione della loro vulnerabilità.
Roberto Marchesini
Etologo, saggista e Direttore della Scuola di Interazione Uomo-Animale
Daniela De Chiara