EDITORE LARUFFA EDITORE
“Parlare della società che viviamo, - ha commentato Ernesto Genoni - delle sue regole a volte sottaciute o dimenticate, dei suoi codici comportamentali, è questa la necessità che si avverte un po’ ovunque, diffusamente, qualunque ambiente costituito e non si ha l’opportunità di frequentare. In un momento epocale in cui è estremamente difficile stabilire confini e certezze, ovunque, si è tentati di elaborare idee in termini di positività, in una dettagliata, specifica texture, per una osservazione nuova, a lente di ingrandimento,
Evvero che c’é dove se ne parla solo, facendo grande sfoggio di cultura come un fiore che si appunta all’occhiello, una forma di esteriorità assoluta, ma per fortuna c’è anche laddove, oltre ai roboanti contributi dialettici e alle infinite buone intenzioni, che spesso abbiamo modo di ascoltare anche dai media, c’è anche dove ci si attiva con qualunque mezzo pur di vedere, anche se di poco, migliorata la comunità che si vive. Un atto di amore per chi guarda verso la felicità della propria gente. Un impegno che diventa prioritario, per chi si riconosce uno spirito missionario, soprattutto laddove il territorio cui si fa riferimento, presenta caratteristiche non proprio esemplari.
E proprio da queste difficoltà, a volte neanche lamentate o sottaciute, nasce il desiderio di condividere il dibattito più ampiamente, con simpatia (Sympatheia), nella più quotidiana normalità così come nelle piazze, nelle scuole nei convivi più disparati.
Perché, interessarsi alla propria collettività, in rapporto ai suoi corretti funzionamenti ed usi, fare riferimento in qualunque dove agli insegnamenti e ai suoi codici preordinati, sta alla base del perseguimento della Felicità, o meglio del suo tendere. “Il mondo – ebbe ad affermare Albert Einstein in una sua intervista – è un posto pericoloso non solo a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma anche per quelli che osservano senza dire nulla”.
Certo un’utopia, ma convinto, da ottimista che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, che ognuno di noi, ha dentro di sé una molla, una spinta che lo porta verso una positività che non può sottacere.
Agire secondo egoismo certo non ripaga in termini di gruppo, ma se proprio non se ne potesse fare a meno, si potrà agire sempre da egoista, ma secondo una nuova fantasiosa logica, che consiglio: quella dell’ egoista-nuovo. Un egoista concepito non nel senso classico del termine, di chi amplifica il proprio ego agendo a proprio uso e consumo e a discapito degli altri. Il nuovo egoista pensa ed agisce egoisticamente in termini di collettività, a suo esclusivo vantaggio, perseguendo il bene per la comunità in cui vive. Solo in questo modo, i benefici di una felicità sperata di una collettività, torneranno di riflesso anche al singolo individuo che opera in questo nuovo mondo.
Non bisogna dimenticare che la vita di ogni essere umano è sacra per i cristiani. Benedetto XVI, nelle sue lettere apostoliche e citazioni relative alle tematiche di una emergenza educativa, ci ricorda che abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio dei fondamentali valori morali. La dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità scaturiscono, dice ancora il papa, devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo posto in essere per attuarlo.
Un messaggio scandito in modo inconfondibile dalla voce sommessa ma chiara della coscienza. E il sommo pontefice, già come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ci ricorda ancora come una formazione culturale basata sullo spirito dell’antichità, quella greca e latina, creava un atteggiamento certo per rinnegare il materialismo ed innalzare la soglia della spiritualità fra gli uomini. “La sintesi tra fede e cultura – è scritto in una lettera del Sommo Pontefice - non è solo un’esigenza della cultura ma anche della fede. Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”
ERNESTO GENONI